Prima di cominciare, una premessa: sicuramente capita anche a voi...questo genere di classifiche sono molto traballanti e spesso soggette a cambiamenti. Nel mio caso, questo vale per le ultime cinque posizioni, le prime cinque sono più stabili...
DECIMA POSIZIONE
Band: CYNIC
Album: FOCUS
Genere: Technical Death Metal
Anno: 1993
I Cynic sono uno dei gruppi più strani del metal. Al momento, hanno pubblicato appena due album, "Focus" nel 1993 e "Traced in Air" nel 2008 (!), eppure sono un gruppo di culto. Il merito è di "Focus", album sul quale è stato interamente costruito il loro mito (il secondo è arrivato troppo tardi per contribuire...).
"Focus" è uno di quegli album che ti prende e ti porta via. Agli stilemi propri del death metal (cantato in growl, parti di chitarra e batteria molto aggressive) hanno aggiunto un imprevedibile insieme di elementi jazz (fughe strumentali, il suono del basso, tempi dispari...), senza sfociare nello spesso borioso progressive.
Le danze si aprono con le note di "Veil of Maya", uno dei brani migliori dell'album. Come suggerisce il titolo della canzone, piuttosto che parlare di sbudellamenti, morti o altre macabrità, i Cynic preferiscono di gran lunga disquisire di filosofia, tema onnipresente nella loro scarna discografia. Il brano è maestoso, dividendosi tra voce effettata e growl e partiture raffinate.
Proseguiamo con "Celestial Voyage", brano eternamente in bilico tra death metal e jazz, con quel suo riff iniziale dannatamente old school.
"The Eagle Nature", se non fosse per il suo finale liquido e diluito, potrebbe tranquillamente aspirare al titolo di brano più death dell'album. Non aggiunge nulla in più all'album, ma di contro ne è una sintesi efficace.
Il prossimo brano è "Sentiment", decisamente contaminato dal jazz, soprattutto nella parte finale. Altro buon pezzo.
"I'm But A Wave To..." ha uno dei migliori ritornelli dell'album. Inizia piano, quasi dissonante, per poi esplodere in tutto il suo splendore. Pollice in alto.
"Uroboric Forms" è il brano più tirato e death metal del lotto, complice una stratosferica prestazione del batterista e parziale abbandono delle trame jazz, tranne che per la parte centrale. Il finale è spettacolare, sicuramente uno dei pezzi migliori di questo album.
"Textures" è il brano più strano di tutti. Strumentale, per la prima metà è di fatto un brano jazz, che poi sfuma in uno dei momenti più aggressivi, per poi stemperarsi di nuovo, in un ciclo infinito.
La chiusura del nostro breve viaggio spetta ad "How Could I". Aperto da una tastiera marcatamente prog, presenta poi una struttura coriacea e un assolo finale che potrebbe valere l'intero disco. Ascoltare per credere!
Quest'album, per un certo periodo, monopolizzò i miei ascolti: ho un ricordo indelebile di me che torno a casa dal liceo ascoltando le sue trame complesse e taglienti, più e più volte, a ciclo continuo. Mi sembrava incredibile che jazz e death metal potessero fondersi così bene, risultare così omogenei e cooperativi. Certamente molto era dovuto alla bravura dei musicisti, sta di fatto che quest'album mi è entrato nel cuore (e nel cervello). Dopo circa due mesi di sovraesposizione, smisi quasi di ascoltare questo genere, salvo un ritorno di fiamma con "Elements" degli Atheist. Per me ormai il Technical Death Metal aveva detto tutto, e lo aveva fatto con "Focus" dei Cynic.
Vuoi essere il primo?